Popping e Jigging
Negli ultimi anni, diciamo dalla fine degli anni novanta, le Maldive sono diventate spot di fama mondiale per chi pratica due tecniche di pesca che hanno origine nel paese "Del Sol Levante", comunemente chiamate Popping e Jigging. Sono due metodi di pesca da natante con esche artificiali manovrate dal pescatore e non trainate con la barca, che mirano ai predatori di barriera ed in particolare ai Giat Trevally (Caranx Ignobilis) e ai Dog Tooth Tuna (Gymnosarda Unicolor), due avversari che talvolta possono superare i 70 kg di peso e che, a differenza del pesce pelagico di alto mare, vivono a stretto contatto con il reef. Il mondo della pesca ha stretto il focus su questi due temibili avversari per via della loro considerevole potenza e soprattutto perchè una volta allamati puntano dritto al corallo cercando di rompere la lenza. Insomma sono da considerarsi Game Fish, ovvero pesce di interesse sportivo che va rispettato e rilasciato dopo la cattura in quanto può creare un giro di affari importante tanto quanto quello dedicato al big game per i rostrati (marlin, sailfish, etc. etc.).
Le tecniche
Popping, slang onomatopeico derivante da to pop, rumore che fanno le esche artificiali di superficie, chiamate appunto popper, quando sono recuperate con il mulinello.
Il popping è principalmente indirizzato al Giant Trevally (GT) e ad altre specie di contorno (Snapper, Coral Trout, Cernie). Si pratica lanciando i nostri artificiali verso la barriera e recuperandoli con canna e mulinello a velocità diverse in base al tipo di esca che si sta utilizzando. Le zone da "battere" sono tutti quei punti dove il reef esterno ha salti batimetrici importanti, dove ci sono dei corner (angoli), delle Kandu (pass), dove la corrente oceanica e di marea spinge da o verso il reef, i thila interni o adiacenti alle pass colpiti dalla corrente o dove si notano a galla banchi di pesca foraggio. Il foraggio preferito dai GT sono i fucilieri, quindi se vedete delle "palle di fucilieri" incollate alla superficie non esitate a lanciare i vostri artificiali li in mezzo!
Attrezzatura
Canne da lancio di lunghezza compresa tra i 7'5" e i 9' in grado di lanciare fino a 200 grammi, mulinelli top di gamma in grado di fermare le fughe dei predatori prima che vadano nel reef e di resistere al duro lavoro meccanico in pesca di misura compresa tra i 10000 e 20000 (Shimano) o 6000 e 6500 (Daiwa). Il filo in bobina non sarà mai inferiore alle 80 lbs e sarà d'obbligo un filo intrecciato in spectra oppure in polietilene che facilita il lancio essendo molto più fine, a parità di libraggio, del nylon.
All'intrecciato va aggiunto, tramite un nodo a frizione (PR knot, FJ knot, Mid knot), un spezzone di leader da 100-150 lbs, in nylon o fluorcarbon, di circa due metri e mezzo dato che l'intrecciato ha una resistenza all'abrasione quasi nulla. Il leader ha una doppia funzione: riduce il rischio di rottura della lenza per abrasione su corallo o sulle pinne del pesce, ma soprattutto protegge il pesce da spiacevoli tagli e abrasioni sul corpo dovute alla lenza fine e tagliente. Bisogna mettere da parte la pigrizia e mettersi ad imparare i nodi di giunzione PRIMA del viaggio, non tanto per il pescatore ma per rispetto della nostra preda che non deve mai andare via con gravi ferite o peggio un grosso artificiale in bocca che gli impedisce una regolare alimentazione fino a che gli ami non si scioglieranno. Come esche si usano appunto i popper ma non solo quelli. La pesca a popping prevede una vasta gamma di esche sia di superficie che affondanti: si usano spesso degli stickbaits, imitazioni di pesci affondanti o galleggianti che recuperati a lunghe jerkate (tirate con la canna) imitano il nuoto di un pesce in difficoltà oppure in fuga. Vista la taglia media dei GT maldiviani, il mio consiglio è quello di usare popper bocca larga da 60 a 120 grammi, e stickbait dai 60 ai 150 grammi soprattutto negli atolli, dove la pressione di pesca sportiva e il numero di turisti è elevato. Le nostre esche dovranno gioco forza essere armate di ancorette e ami singoli appositamente studiati per questa pesca, di tenuta mai inferiore alle 4X e rigorosamente SENZA ARDIGLIONE, per evitare incidenti gravi in barca con gli altri pescatori e soprattutto per arrecare meno danni possibili ai nostri valorosi avversari.
The last but not the least è importante che l'angler sia dotato di una buona cintura da combattimento, dei guanti da pesca e di un buon paio di occhiali da sole con lenti in policarbonato polarizzate per evitare fastidiosi riverberi sulla superficie e per proteggere gli occhi da eventuali incidenti di pesca.
Jigging, prende il nome dalle esche utilizzate, dei “simil coltelli” a imitazione di pesce fatti di piombo chiamati appunto Jig.
Il target principale è il tonno dogtooth, frequentatore delle pass maldiviane, ma anche altre specie di predatori pelagici e di fondo apprezzano i nostri jig. Il jigging si pratica dalla barca, è una tecnica di pesca verticale in cui si fa affondare il jig (è in piombo e può pesare fino a 500 grammi) a profondità variabili dai 40 ai 150 metri e lo si recupera in modo ritmato e frenetico con strappi regolari alternati a giri di mulinello; è una tecnica che dai più inesperti e dai maldiviani viene chiamata yo yo, paragone quasi azzeccato per via della similitudine dei movimenti impressi all’esca simili al famoso giochino cinese.
In questa pesca è fondamentale l’elettronica di bordo, ecoscandaglio e GPS devono essere sempre accesi e funzionanti, in quanto il capitano deve posizionare la barca sui drop off più interessanti e ricchi di marcature sullo schermo dell’eco, azzerarne con i motori l’abbrivio, ed eseguire uno scarroccio controllato sullo spot di pesca. Una volta trovato il punto “buono” lo dovrà marcare sul GPS come way point.
Gli spot più interessanti sono quelli all’esterno dell’atollo, dove le cadute batimetriche sono presso che verticali, dove la corrente spinge forte da o verso le pass, lungo gli angoli del reef o in alcuni casi su particolari prolungamenti sommersi della piattaforma “continentale”. “No current no pary!!”: senza corrente spesso e volentieri si avranno pochi strikes e di pesce di fondale. Ai tonni dente di cane piace la corrente forte e soprattutto i salti verticali di fondale.
Corrente forte + drop off = upwelling
fenomeno che porta le correnti fredde oceaniche verso l’alto quando si scontrano con il drop off e danno il via alla catena alimentare.
All’interno dell’atollo, spesso in prossimità di alcune thile, è possibile praticare una versione light notturna di questa pesca indirizzata a bigeye trevally, cernie, snapper e qualche dogtooth in età giovanile. Se si è in crociera è molto divertente fare delle sessioni di light jigging notturno mentre si è ancorati per la notte.
Attrezzatura
Canna da 4’7” fino a 6 piedi in grado di lavorare jig dai 150 ai 400 grammi e a resistere a frizioni di 15 kg e oltre. Mulinelli sempre top di gamma con rapporto di recupero lento, taglia 20000 (Shimano) o 6500 (Daiwa). Filo intrecciato da 65 a 100 lbs, 6-8 metri di leader da 100 a 130 lbs in fluorcarbon o nylon connesso alla lenza madre tramite gli stessi nodi a frizione del popping oppure mediante wind on. Jig short da 150 a 350 grammi di varie forme e colori anche glow, qualche jig long da 150 a 300 grammi stessi colori. Ami da jigging 4X taglia minima 9/0, cordino in kevlar specifico per assist da 250 lbs a salire e assist in acciaio in caso di wahoo in zona.
Anche per questa tecnica sono necessari i guanti da pesca e la cintura da combattimento!
Un consiglio: siccome non tutti i pesci presi in profondità sono in grado di compensare nella risalita, è necessario portarsi un venting tools (pre vent o simili) o un piombo da rilascio per liberare in buone condizione i pesci soggetti da barotrauma.
(nella foto si noti la procedura di “sgonfiamento” della vescica natatoria dilatata dal barotrauma)